Io ho un legame speciale con la Svizzera. Ci andavo da piccolino con i miei, che con la scusa di fare benzina, mi usavano come specchietto delle allodole per un contrabbando di tavolette di cioccolato e moretti (dolce pannoso da 15.000 kcal diffuso negli anni 80).


La mia prima fidanzatina era e mi facevo avanti e indietro diventando il cocco delle guardie di frontiera che mi facevano passare al volo dalla dogana, anche se inizialmente erano un po’ gelosi della connazionale. La mia prima pupa straniera era ticinese e io mi sentivo un playboy internazionale: sempre sei i due di picche riceuti dalle tedesche in Liguria non contano.
era la trasmissione di cucina in cui un cane blu stranissimo cucinava con la star della TSI, canale svizzero al quale potevi accendere solo se abitante nella zona del comasco. Era divertente come quel cane stava influendo sul mio futuro con quell’accento strano.
Sono vissuto in un paese in cui vivevamo a due passi dalla frontiera e c’era il mito del posto di lavoro #ininsvizzera perché voleva dire essere ben pagati, una sorta di Eldorado in cui passavi la gran del tempo in colonna in attesa di scollinare.


Ora lavoro per due marchi svizzeri, che adoro alla follia. Ma non la capisci fino in fondo se non vieni a Zurigo, nel cuore di tutto e non ti perdi fra queste stradine ordinate: se ti guardi in giro questa cittá non smette di crescere ma lo fa in silenzio. Si sperimenta sempre e si fanno le cose per bene, precise, ovviamente al millimetro.
Per arrivare fin qui prendete il treno e perdetevi fra i laghi e le montagne, fanno apposta a farti andare lento cosí vedi le mucche e quelle case da cartone animato; ti rillassi con lo sguardo e magari maturi il desiderio di ritornare a farti esperienze un po’ più country.


E poi ho scoperto che si mangia molto molto bene. Basta informarsi e basta dire soprattutto “come si mangia in Italia” su!
Provate a mangiare bene ovunque.

 

 

 

0/5 (0 Recensioni)
Post recenti
schoolDSC_5568