Torno a piedi dal Salento.

Vorrei che fossi davanti a me, in questo che sembra di una nonna che forse avremmo dovuto avere tutti, dove per entrare bisogna suonare il campanello. Creato da tre sorelle, una sposata e due zitelle che vendevano il vino e poi qualcosa per accompagnare. E allora si andava dalle zie perché si mangiava e poi si tornava perché si mangiava bene.

Saresti qui con quello sguardo secchioncello e a farti spiegare i con la tria e segnare appunti sul tuo quaderno, a provare a incanulare le sagne sporcandoti la fronte di farina.

Saresti qui a mugolare appena un boccone ti sfiora la bocca, perché non parli inutilmente per dire che é buono: te lo tieni per te.

E ti saresti messa a ridere quando Zia Carmela, che da vent’anni ha preso il posto delle zie, ha tentato di sequestrarmi il cellulare.

Noi avremmo parlato insieme. Non saremmo stati tutto il tempo nascondendo gli occhi l’uno all’altro ma ci saremmo guardati. “Non parlano, non guardano il cibo e io gli sequestro il telefono. Guardate cosa vi do da mangiare! E poi, dopo mezz’ora, quando gli riporto il telefono, mi danno ragione”.

Bella zia, severa ma giusta. A te piacciono i posti dove puoi imparare e quando sei sola ripensi a tutto e te lo godi da sola, nei 5 centimetri, quelli appena sopra gli occhi dove ti ho spiegato c’é tutto quel che serve e non di tutto un po’.

E saresti felice quando non ti cambiano il o mi vedi fare la scarpetta fra i colori delle verdure estive.

 

Fai presto a raggiungermi qui o nei posti dove voglio mangiare con te, sporcarmi di te e vedermi allo specchio. E ci sei sempre, in ogni boccone, nel venticello del porto di Tricase mentre assaggio una cozza ricoperta di pitulle speziate che dovresti provare per capire che é curcuma: sarebbe mugulio, scommetto 100 alla Snai. Ci sei in quei posti piccoli, veri che somigliano a dove sei nata libera e non al paradiso di meringhe montate e balle servite nel bicchiere delle bolle. E  ora mollo il volo e torno a piedi, che devo bruciare un po’, mentre tu sei nel tuo letto che bruci e ti scotti quando pensi a me. E voi non mi chiedete chi é, perché magari è solo un modo da cantastorie per parlarvi di me o fate il tifo per me.

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