Il dolce deve essere goloso.

Il dolce è peccato in forma tridimensionale.
Deve essere goloso.

Deve essere dolce ma non troppo.

E l’offerta non deve mai superare la domanda, altrimenti che peccato è?

Quindi la torta deve essere della giusta misura per fare in modo che mentre la mangio penso che se non mi sveglio qualcuno prenderà l’ultima fetta.
E deve scatenarsi la lotta per quell’ultimo bocconcino di torta.

Non deve essere mangiato tutti i giorni ma quando si mangia deve essere burroso e goloso, essere uno sgarro, uno strappo, un’eccezione.

Altrimenti non sarebbe più un peccato bensì una routine e a noi diavoli piacciono i peccati.

Una volta ad un evento mi trovai con centinaia di tavole imbandite con ogni ben di Dio, con dolci buonissimi di ogni genere, vedevo piatti stracolmi di dolci in un’orgia diabetica di abbondanza: risultato?

Mi era passata la voglia di dolce.

Il dolce è quel vedo e non vedo zuccherato, quella scollatura di sfoglia che ti fa sbavare, quella formosa laccata che ti provoca scompiglio dentro, quello zuccheroso dettaglio che ti fa pensare al peccato primordiale e allora mandi a fanfood il paradiso terrestre e ti siedi con due cucchiai, la tua Eva, il serpentello che vi guarda e godi.

E se sei a dieta, non trasformi una in una bomba inutile, dura, sbagliata, modificata, semplicemente non lo mangi. E soffri. Perché non esistono dolci dietetici ma solo bugie.

Ecco dopo 76 giorni senza dolce, per vie di salute, il mio peccato di gola preferito e la tentazione a cui ho ceduto. Made by #laSorellaImpertinente di #RagazzinaImpertinente che fa la pasticcera dal Morelli. E se volete la ricetta chiedetela a lei. Rinunciate al dolce, fino a quando non vi troverete davanti al peccato perfetto! E voi diavoli, quale dolce amate di più? Il mio eccolo in tutta la sua innocente bontà.

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