Nella tranquilla Valle Isarco nasce una meravigliosa cittadina: Bressanone. Proprio nei dintorni di questo borgo pieno di heritage storico abbiamo iniziato questo viaggio e l’Hotel Seehof Nature Retreat, situato a Naz-Sciaves, con la sua area benessere è stata la prima indimenticabile tappa. I pensieri della routine quotidiana e dal tram tram di Milano, sono stati spazzati via quando abbiamo conosciuto la prima protagonista del nostro pellegrinare: la mela, regina di Naz-Sciaves.

I caldi colori d’autunno del paesaggio mi hanno poi messo nel giusto mood per sfoggiare una camicia a scacchi durante il mio primo Törggelen. L’antica tradizione altoatesina vuole che, dai primi di ottobre fino all’inizio dell’Avvento, le porte dei masi si spalancano e nelle tipiche “stuben” si può assaggiare il “Nuien” – il vino nuovo – accompagnato da prodotti tipici locali. Dopo una passeggia lungo i sentieri, circondati da vigneti e boschi di castagni, ci si può fermare per gustare le specialità offerte dai produttori: dal vino, produttori offrono le proprie specialità: dal vino al Sußer (dolce mosto), dallo speck tipico della zona alla “Schlachtplatte” (un piatto con diversi tipi di carne, costolette, crauti e patate), e tanto altro…

Il secondo giorno? Destinazione Alpe di Villandro per un’escursione lungo il Sentiero Pino Mugo chiamato così non a caso. Ho tagliato la mia prima cimetta di pino mugo, ma non troppo per non rovinare la pianta, perché prima c’è il rispetto, poi i miei vorrei. Camminando lungo il sentiero siamo poi arrivati alla baita Rinderplatz dove hanno preso vita i sapori, quelli veri della tradizione del luogo. Ho salutato lo chef della baita dove ho mangiato le migliori tagliatelle al cervo della mia vita con “AufwiederChef” e dove ho sentito per la prima volta nominare la lepre variabile che cambia colore in ogni stagione e aver pensato di tornare a trovarla… anche se qui le ragioni per tornare, in montagna ad alta quota, sono sempre tante, proprio come le foglie di questo magico autunno.

Il giorno successivo ci siamo spostati nei pressi di Merano, a Scena, all’Apartment 7: un’oasi di pace con un panorama che ti toglie letteralmente il fiato. Da qui siamo partiti per la nostra “missione”: fare la spesa al Mercato contadino della città e da Pur Südtirol, il luogo dei sapori, per recuperare prodotti agroalimentari rigorosamente dell’Alto Adige per il nostro pranzo della domenica presso la tenuta Gaudenz di Christine, l’unica donna in Alto Adige che distilla la grappa. L’ultimo giorno, dopo una mattinata di preparativi, abbiamo dato inizio al nostro Friendsgiving.

Il pranzo ha celebrato la nostra amicizia. Avvolto dai profumi – tra speck, formaggi e canederli – ho anche dato vita a una nuova ricetta che racconta di autunno e che racchiude un pezzetto di mondo unico: l’Alto Adige.

Eccola per voi! Lessate le patate, prendete dell’uva nera e piccola e fate una salsa con senape, olio, succo di mela, aceto di mela, miele e un goccio di grappa. Con questa salsa ci condite le patate, poi prendete delle fettine di mela e le disponete in cima, insieme all’uva. Poi fate una polvere magica: arrostite lievemente lo speck e lo tritate con le erbe mediterranee e dei pezzi di uno Schüttelbrot: avrete una polvere di pane e speck che sa di alpi e di mediterraneo…

Di persone, storie e luoghi da raccontare ce ne sarebbero moltissimi, ma quello che mi porto a casa è un’esperienza unica. Sì, è proprio così! Mi porto a casa una tavolozza di colori che neanche fossi stato al Louvre li avrei visti, sono quelli degli alberi di autunno e delle foglie che spuntano in ogni dove. Nella valigia porto a casa gli occhi felici della ragazzina impertinente che ride con la sua amica Vanessa impertinente, sono occhi stupiti, oltre che felici, nel vedere questi posti clamorosi fotografati sapientemente dalla Sonia.

Mi porto a casa le dritte di Elisa che sa sempre il posto migliore dove farci mangiare e qualche chicca nascosta da scoprire nella sua Merano e che non vedeva l’ora di farci mangiare in quel ristorante vecchio di 500 anni che ora è nelle mani di un giovane chef che usa solo prodotti “radical & local”! E poi mi porto a casa un trucco nuovo per fare i canederli, perché se le uova le mischiate con il latte, il canederlo viene preciso preciso.

Infine diavoletti, questa la mia top 5 per godervi l’antica tradizione del Törggelen che mi è rimasta nel cuore e che tutti gli anni anima l’Alto Adige dai primi di ottobre fino all’inizio dell’avvento:

1  Avere del vino nuovo, possibilmente appena spillato, in quantità generosa. Non frullate, non fate commenti a caso, bevete felici senza chiedere a nessuno “che lavoro fai?”, concentratevi sui sorrisi che devono, anch’essi, essere generosi.

2 Ci deve essere un maso che è il top delle qualità, della sostenibilità e dell’autenticità made in Alto Adige.

3 Dovrete essere viziati dal padrone del maso che vi porterà il meglio di quello che produce e vi racconterà, fiero, magari condividendo il calice con voi, delle sue e delle sue uve: non fate i cittadini, lasciatevi andare e cercate di imparare qualcosa su questo territorio bellissimo.

4 Devono esserci foglie gialle, rosse e di colori, non devono essere cadute, ma ancora sugli alberi, belle e splendenti come l’ultimo sole dell’anno e soprattutto deve esserci freddino, di quei freddini che avete agognato durante le boccheggianti giornate d’agosto e che ora si trasformano in brividi e nuvole bianche che escono dalla bocca.

5 Deve esserci speck, Schüttelbrot e castagne arrostite sul fuoco: altra ottima scusa per ordinare un altro calice, come se ne aveste bisogno.

6 Ci devono essere che ti fanno ridere e venir voglia di vivere e di scherzare e mai di sbadigliare! Con i quali gireresti il mondo ad assaggiare di tutto. E ci devono essere gli occhioni di chi ami felici per una nuova avventura. Sono quegli occhi che ti permettono di vivere veramente questa quinta stagione dai colori.

Abbiate vino nuovo, foglie colorate, e di questi Törggelen: brindo a voi diavoletti miei!

@visitsouthtyrol

@tastesouthtyrol

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