#chissenetravel: Parma e dintorni
Goder godere su questi sali e scendi, tra appenino e bassa.
Goder godere fra i francesismi lasciati in giro per Parma.
Goder godere nel far gara a chi i tortelli li fa cicciotti fino a farli scoppiare.
Goder godere del casaro nel ripetere il gesto e nel ripeterlo ancora.
L’Attilio, poi, fra queste forme ci è nato, e poi un giorno ha deciso di smettere, e per contro non dormiva più!
Perché quei gesti, sempre diversi e sempre uguali, sono dentro di lui e di tutti quelli come lui.
Allora, per fortuna ha continuato a saper godere.
Goder godere, mentre spalanchi dove le forme sono a stagionare e senti quel profumo così buono, così mamma, che ti fa dipendere dal godere.
Goder godere, in queste terre dove c’è sempre un posto in cui mangi meglio, bevi meglio, vedi meglio, è fatto meglio.
Dove il goder godere è saper vivere, ma soprattutto saperci fare.
Perché goder godere, non vuol dir mica, starsene, con le mani in mano: si gode alle 5 quando il tuo latte è come ci si aspetta, quando le tue forme hanno un suono inconfondibile, è goder godere mentre tiri la pasta fine fine e prendi la ricotta fresca e la mischi al Parmigiano Reggiano e poi chiudi a fatica i tortelli.
Il goder godere, poi, come ogni prodigio, si propaga, come fosse un diapason o un martelletto, verso chi, un scaglia se la porta vicino al naso, come l’Igino: la spezza sente gli odori, e pensa a tutti i gesti e chi li ha compiuti e se li è goduti.
E mi raccomando alla una del pomeriggio, se siete da queste parti, non suonate clacson o sgasate con fretta, perché c’è il casaro che dorme e si ristora dopo aver goduto del suo lavoro.
Fermatevi dal Gianca e fatevi fare due tortelli e pensate solo a goder godere.
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