Una volta un giovane uomo andò da un vecchio saggio e gli chiese: Maestro cosa posso fare per dare una svolta alla mia vita?
Il vecchio saggio stava per dire una delle cazzate che diceva al bar per farsi offrire da bere, tipo: compra un navigatore che alla fine prima o poi svolti sicuro.
Ma leggendo la tristezza dell’uomo prese una decisione, s’accarezzò la barba (che fa saggio e molto hipster), mise le mani callose sulle sue spalle, lo guardò negli occhi e disse: Osi!
L’uomo capì “Iso” e divenne certificatore dell’organizzazione internazionale per la normazione e visse sommerso dalle regole.
Quando siete in un ristorante etnico e trovate alcune recensioni affisse all’ingresso di critici affermati, un ambiente tranquillizzante, non fate come il giovanotto qui sopra: osate.
Chef J non è involtini primavera, pollo alle mandorle, gnocchi di riso, ma è un viaggio solo andata per la Manciuria: quindi abbandonate i percorsi canonici e lasciatevi andare.
Bing, lo chef e proprietario, è un vero e proprio perfezionista. Il suo nome vuol dire soldato e lui è venuto da lontano per farci conoscere la sua cuCina.
Cresciuto a randellate nelle cucine cinesi dove se sbagli qualcosa: Maestro picchia te. Quelle scuole dove ti fanno rifare le cose un milione di volte fino a quando non diventano tue per sempre.
L’uso sapiente del coriandolo, la salsa agrodolce fresca, fatta con mandarini lasciati ad essiccare, il fritto perfetto, il riso sapientemente cotto, rendono questo locale a tutti gli effetti uno dei migliori ristoranti a Milano.
Spaziate fra i bestseller della sua cucina, scoprirete che ci sono delle somiglianze con la cucina del nord Italia. Provate i ravioli bolliti di Manciuria, la zuppa di baccalà e tofu, il branzino scoiattolo che non è un branzino cucinato in salsa di scoiattolo, ma una tecnica di cottura che consiste nell’incidere la carne del pesce in maniera romboidale e infarinarlo, o meglio inamidarlo, con amido di mais: una volta fritto prenderà la forma di una sinuosa coda di scoiattolo.
Provate l’anatra laccata che viene sapientemente depilata (solo si sabato sera) e non bruciacchiata, per levare ogni piuma e pompata con aria, in modo che la pelle in cottura si distacchi e diventi croccante, mentre il grasso cola rendendo umida la carne.
Mangiate il carpaccio di stinco e per favore non abbiate paura del piccante: insomma osate o altrimenti andate in qualche cinese certificato Tripadvisor e ordinate il classico involtino primavera e lasciate agli altri l’esperienza di osare e di godere in santa pace.
E se volete rimanere sul classico e non uscire dal loop della solita ordinazione cinese, prendete il riso alla cantonese fatto a regola, ogni chicco infatti, è avvolto da uovo e non una frittata di riso scotta. Scegliete il maiale all’agro, croccante, saporito, dove zenzero fresco e coriandolo si sposano felici su di una spiaggia di salsa fresca e acidula e non solo dolce.
Chef J è via Farini 70 a Milano e se trovate un ragazzo alto con gli occhiali tondi che sembra uscito da una scena dell’Ultimo Imperatore, non inginocchiatevi pensando sia il prossimo Dalai Lama, ma ditegli la password “chissenefood”, se è in serata e non deve studiare vi farà il rito del tè per concludere il pasto, ma prima liquore di prugna e frutta caramellata per alzare la glicemia, il viaggio per la Manciuria è lungo e servono gli zuccheri.
Ore di palestra per il giorno dopo: 4. Buon appetito.